Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
I rappresentanti delle cinque
nazioni membri permanenti del Consiglio…Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e
Regno Unito…osservano una donna molto particolare entrare nella stanza.
Non solo il suo tailleur è verde, ma
anche i suoi occhiali da sole. Ed i suoi capelli.
L’unica persona tra i presenti a non
battere ciglio per il suo aspetto è il Colonnello Nick Fury, leader dello
S.H.I.E.L.D. ed osservatore speciale di questa seduta.
A prendere la parola è il
rappresentante degli Stati Uniti:
-Direttrice Brand, grazie per essere
venuta. Innanzitutto, mi lasci dire che tutti noi siamo fieri del servizio che
ha reso in tutti questi anni alle Nazioni Unite; se il suo lavoro non fosse Top
Secret, sono certo che l’intero pianeta le sarebbe grato.
Il rappresentante si ferma,
aspettando una reazione dalla Direttrice Brand prima di procedere. Ma la donna
non accenna a muovere un muscolo né a parlare.
-Siamo qui per approvare il prossimo
budget annuale dello S.W.O.R.D. Lasci che vada dritto al punto: le Nazioni
Unite spendono già centinaia di miliardi di dollari l’anno per finanziare lo
S.H.I.E.L.D che finora, assieme ad organizzazioni come i Vendicatori ed i
Fantastici Quattro, hanno gestito in modo soddisfacente le nostre relazioni con
civiltà extraterrestri. La domanda nella mente di tutti è: perché dovremmo
continuare a finanziare lo S.W.O.R.D?
-Perché avete bisogno dello
S.W.O.R.D., oggi più che mai. Per esempio, lasci che le spieghi come questa
mattina abbiamo evitato lo scoppio di una guerra.
di Fabio Furlanetto
#1 – Ultima ratio
Due giorni prima
New York City, Terra
Una donna dai capelli biondi legati a coda di cavallo siete di fronte a un computer, scrivendo rapidamente. Dopo settimane di blocco dello scrittore, Carol Danvers ora non riesce più a smettere: le idee nel suo cervello si formano più rapidamente di quanto le dita possano premere i tasti, e lei sta cercando di fissarle su schermo prima che il momento svanisca.
La teiera in cucina deve fischiare per parecchi secondi prima che se ne accorga. A malincuore salva il testo e scende dalla sedia, ma i suoi piedi non toccano terra; Carol fluttua a pochi centimetri dal suolo, allontanandosi dal lavoro per meno di un minuto.
Quando esce dalla cucina con una tazza di the in mano, una perfetta sconosciuta dai capelli verdi è seduta davanti al suo computer.
-C’è un errore di battitura. Il primo apostrofo in Sl’gur’t va dopo la L, non dopo la S – nota, allontanandosi dallo schermo e rimettendo a posto gli occhiali da sole.
-E’ soltanto un nome di fantasia – chiarisce Carol, tornando letteralmente con i piedi per terra ed avvicinando la mano al telefono.
-Adesso mi deludi; cosa credi di fare, chiamare la polizia?
-Mi ritrovo una sconosciuta in casa e sono troppo occupata per pensarci io, quindi sì, sto chiamando la polizia.
-Una sconosciuta dai capelli verdi che conosce il nome del dio della guerra Skrull meglio di te, Carol – puntualizza l’estranea.
Carol ripone il telefono senza comporre il numero, ed inizia a sorseggiare il the.
-Hai cinque minuti prima che io ti sbatta fuori da casa mia, non necessariamente passando dalla porta.
-Mi chiamo Abigail Brand e gestisco un’organizzazione chiamata S.W.O.R.D.
-Mai sentita nominare.
-Davvero. Qual è il tuo livello di autorizzazione S.H.I.E.L.D? Sette?
-Nove – puntualizza Carol, già leggermente stizzita dall’atteggiamento della donna.
-Davvero? A nessuno importa più della sicurezza, di questi giorni. Io sono un livello venti.
-Il Colonnello Fury è l’unica persona con un’autorizzazione di livello venti, miss Brand.
-Non c’era prima dell’invasione marziana. Ed è “Direttrice” Brand, prego.
-Che cosa vuole da me?
La Direttrice si alza in piedi, aprendo la borsa a tracolla e lasciando cadere sulla scrivania un pesante faldone; Carol riesce a leggere il proprio nome sulla copertina, insieme ad un timbro dalla scritta “riservato”.
-Questo è il dossier che abbiamo su di te, Danvers, ma io lo vedo come un curriculum. Esperienza decennale nello spionaggio e nell’interazione con culture aliene, padronanza di una mezza dozzina di lingue terrestri ed extraterrestri, ottime capacità di comando, per non parlare dei super-poteri; sì, sappiamo che sei Miss Marvel. Capo della sicurezza alla NASA, intelligence dell’Air Force, S.H.I.E.L.D, Vendicatori, Predoni Stellari, Difensori…
-Al momento non sono attiva come Miss Marvel, Direttrice Brand. Se non l’ha notato, sto avendo un certo successo come scrittrice.
-Quel curriculum non si è scritto da solo, Carol. Hai lavorato duramente per accumulare così tanta esperienza; credi davvero che scrivere qualche romanzo basato sulle tue avventure nello spazio sia il modo migliore per sfruttarle?
-Non accetto lezioni sulle mie scelte di vita da qualcuno che non conosco. Ora esca di casa mia, prima che la faccia volare giù dalla finestra.
-Non è una scelta di vita se nessuno ti ha mai presentato la possibilità di realizzare i sogni di una vita, Carol. Finora.
Carol ha abbastanza esperienza da capire al volo di non potersi fidare completamente di questa donna, ma qualcosa la frena impedendole di mostrarle l’uscita.
-S.W.O.R.D, uh? Sta per qualcosa, o dovete ancora decidere per cosa stanno le lettere?
Parigi, Francia
Direction Générale de la Sécurité Extérieure
La stanza è spoglia, asettica e male illuminata, come solo un edificio governativo può essere. Una donna di colore siede ad una scrivania vuota, perfettamente composta ma con lo sguardo perso.
Il costume che indossa ha una larga striscia bianca verticale, che separa la metà destra blu dalla metà sinistra rossa.
Quando la Direttrice Brand entra nella stanza senza bussare, la donna in costume sorride e si alza in piedi, facendo il saluto militare. La Brand risponde in francese, senza contraccambiare il saluto:
-A riposo, agente speciale Delacroix.
-Accetto l’incarico, Abigail – è la risposta ricevuta in un inglese perfetto.
-Ci conosciamo, Delacroix?
-Abbiamo lavorato assieme al trattato di Gibilterra sui ritrovati alieni. E mi hai interrogata sulla detonazione della bomba al Betatrone nella guerra contro i marziani.
-Andavi ancora a scuola quando si è svolto quel trattato, Delacroix. E per quanto riguarda la bomba al Betatrone, l’unica francese ad essere stata implicata è stata…
-Marianne, prima super-soldatessa della Francia. Sono io. E sono anche il professor Lambert che ha lavorato alla decodifica dei segnali omni-onda Kree, ma questo lo sapevi già, ne c’est pas? Perché sai tutto quanto del Progetto Uguaglianza, e questo è soltanto un test per valutare se sono pazza.
Abigail Brand incrocia le braccia e si appoggia al muro con una spalla.
-Ti hanno scaricato nel cervello anche una laurea in psicologia?
-No, solo le esperienze di quattro psicologi. E noi non…io non mi chiamo più Delacroix, sono Légion. Hai preso un’ottima decisione nel richiedere il mio trasferimento allo S.W.O.R.D.
-Che cosa ti fa credere che io sia qui per questo? – chiede la Brand.
-Nel mio cervello sono state scaricate le esperienze di 327 persone. 192 di loro aveva esperienza militare, 75 esperienza tattica e 17 esperienza diplomatica. Francamente, sarei anche troppo qualificata per questo lavoro, ma è comprensibile che lei non voglia dimettersi e consegnare a me lo S.W.O.R.D. Visto che le ha citate, le mie lauree in psicologia ne spiegano chiaramente i motivi.
-Nessuna di quelle 327 persone era particolarmente modesta, vero?
-Erano francesi.
Novosibirsk, Russia
Tania Belinsky non
vede la luce del sole da quando è entrata in questa prigione. Non le è stato
permesso di parlare con nessuno, né di bere né di mangiare.
Sono passate due
settimane, ma Tania non ha fame. Non si ricorda nemmeno l’ultima volta in cui
ha avuto bisogno di mangiare.
Chi l’ha rinchiusa
qui aveva ottime ragioni per un simile regime carcerario: il contatore geiger
fissato alla parete ha smesso di gracchiare solo da un’ora. Fino solamente al
giorno prima, chiunque fosse entrato nella cella senza un’adeguata schermatura
sarebbe morto all’istante.
-La tua vita deve
fare abbastanza schifo, adesso.
Tania si guarda
attorno, ma non c’è nessun altro nella cella.
-Chi ha parlato?
La voce femminile
che le sta parlando ignora la domanda, proseguendo:
-Un tempo eri il
Guardiano Rosso, protettrice della Russia. Poi la Presenza ti ha resa un mostro
radioattivo, ha stuprato la tua mente e ti ha usata come la propria schiava
personale per chissà quanto tempo. Ed ora che ti sei finalmente liberata dalla
sua influenza, qual è la tua ricompensa? Marcire in prigione. Sì, la tua vita
fa proprio schifo adesso.
-Vattene via –
replica Tania con poca convinzione.
-Cosa diresti se ti
dicessi che posso liberarti? Che posso mostrarti cosa può essere veramente la
tua vita?
-Ti chiederei che
cosa devo fare in cambio.
La porta della cella
si apre. Tania non riconosce la donna che le sta sorridendo. Non si ricorda
l’ultima volta in cui ha visto un sorriso.
-Aiutarmi a salvare
il mondo. Considerati reclutata nello S.W.O.R.D, Starlight.
Doomstadt, Latveria
Accademia Reale delle Scienze
Finora Abigail Brand ha incontrato una sola persona capace di vantarsi delle proprie capacità più della recluta francese. Rispetto al Dottor Destino, Légion ha un complesso di inferiorità.
Da quanto sono entrati all’Accademia, Destino le ha lasciato dire poco più di due parole prima di iniziare un interminabile monologo. Se la cosa irrita i robot d’assalto, che li seguono tenendo la straniera costantemente sotto mira, oppure gli scienziati che si inchinano al passaggio di Destino, lo nascondono molto bene.
-Lo S.W.O.R.D. è un’organizzazione completamente superflua, Direttrice Brand. La mia rete di informatori si estende ben al di là di questo mondo, e la mia tecnologia è più che sufficiente per proteggerlo. I miei Proiettori di Campo Negativo ed i miei Cannoni ad Inversione Protonica rendono il cielo sopra Latveria assolutamente impenetrabile, e potrebbero disintegrare qualsiasi flotta così folle da osare porre sotto assedio un mondo sotto la protezione di Victor Von Doom. Una versa sfortuna che le Nazioni Unite non abbiano assecondato le mie modeste richieste, altrimenti avrei consegnato questa tecnologia a tutti i paesi del mondo.
-Modeste!? In cambio hai chiesto che Latveria diventasse l’unico membro permanente del Consiglio di Sicurezza e che tutti gli stati membri cedessero a te il comando dei propri eserciti!!!
Il Dottor Destino smette di camminare, avvicinandosi alla Direttrice che solo ora si rende conto di quanto l’armatura lo renda alto. Con la massima calma, spiega:
-Potrei lasciare questa stanza e dopo quindici minuti sette miliardi di persone sarebbero morte. Sì, ritengo che chiedere la totale obbedienza di tutti gli esseri umani in cambio della mia protezione sia una richiesta assai modesta.
Per un attimo, la Direttrice Brand si chiede se Destino non stia per attaccarla. Invece riprende a camminare, come se non avesse appena velatamente minacciato di poter distruggere il mondo.
-Ma fino a quando i cosiddetti leader mondiali non capiranno i propri errori, organizzazioni come lo S.H.I.E.L.D. e lo S.W.O.R.D. mantengono una certa utilità: permettono a Destino di non dover salvare il pianeta personalmente. La sua proposta mi intriga, Direttrice Brand.
Ora Destino ha raggiunto ciò che cercava, ed una porta blindata si apre al suo passaggio. Dall’altra parte c’è una stanza troppo grande per essere realmente all’interno di questo edificio.
Un uomo in uniforme sta sollevando pesi, grazie ad un macchinario grande come un palazzo. Un display indica quante centinaia di tonnellate sta sollevando, ed Abigail deglutisce nervosamente.
-Capitano Jakob Molnar al suo servizio, Vostra Maestà – si presenta l’uomo, facendo il saluto militare e continuando a mantenere tutto il peso con una mano sola…senza la minima fatica.
-Capitan Universo, questa è la Direttrice Abigail Brand. Obbedirai ai suoi comandi come faresti ai miei…ma resterai pur sempre un mio suddito.
-Questo non era previsto nel nostro patto, Destino.
-Ho accettato di fornirle un’arma, Direttrice Brand. Non ho mai detto che non avrebbe seguito i miei ordini.
Oggi
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
-Tutto questo è molto interessante –
interviene il rappresentante del Regno Unito – Ma non risponde alla nostre
domande. Francamente, le sue azioni non giustificano nemmeno il carburante
necessario per traportarla per mezzo mondo a reclutare agenti S.W.O.R.D. che ha
selezionato in modo… discutibile, per essere generosi.
-Il fatto che abbia scelto di
reclutare una ex criminale russa con chiari problemi psichici è già grave –
prosegue il rappresentante degli Stati Uniti – Ma un latveriano?
-Se volete, posso arrivare al punto
– riprende a narrare la Direttrice Brand.
La mattina
precedente, spazio intergalattico
Nel vuoto più assoluto che circonda la Galassia Shi’ar, una piccolo scialuppa di salvataggio Z’Nox esce dall’iperspazio. I suoi passeggeri non hanno molto da dirsi, visto che si sono conosciuti solo pochi minuti prima di partire.
-Siamo arrivati alle coordinate che ci ha dato, Direttrice, ma non c’è nessun sistema solare – precisa Miss Marvel, alla guida dell’astronave.
-Controlla i sensori, Danvers: c’è una stazione spaziale a poca distanza da qui. Avvicinati molto lentamente – risponde la Brand.
-Rischiamo di farci scoprire – avvisa Légion.
-I motori Skrull che abbiamo installato hanno funzionato alla perfezione, speriamo che faccia altrettanto il dispositivo di occultamento wakandano – risponde la Brand.
-Se dobbiamo fidarci del Wakanda, tanto vale annullare la missione – si lamenta Capitan Universo.
-Non ricominciare con la propaganda latveriana, ho un budget da rispettare. Danvers, atterriamo sopra il centro comunicazioni; tu e Molnar siete con me. Delacroix, dirigiti al database centrale e cancella tutto. Belinski, tu preparati a…
-Starlight – precisa la donna.
-Vuoi dire che sai parlare? – chiede ironicamente Miss Marvel, visto che la russa non ha aperto bocca da quando è stata reclutata.
-Pessimo momento per ricordarsene: siamo arrivati, e sembra che ci stessero aspettando – nota Capitan Universo, indicando la schiera di puntini luminosi apparsi sugli schermi della nave.
La stazione spaziale è tenuta sotto stretta sorveglianza da centinaia di astronavi da guerra.
Oggi
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
-Vorrei tornare sull’argomento finanziario, se non le dispiace – interrompe il rappresentante del Regno Unito.
-Al diavolo i libri contabili: la vera questione qui è la natura della missione della sua piccola squadra segreta, Brand – interviene Nick Fury. Nessuno ha il coraggio di tornare a parlare di soldi, ma il rappresentante cinese coglie l’occasione per incalzare la Brand:
-Il Colonnello Fury solleva un punto importante. Perché le vicende di questo Impero Shi’ar dovrebbero riguardare la Terra? Dai suoi rapporti siamo ben al di là delle loro mire territoriali e non hanno intrapreso azioni ostili nei nostri confronti.
La Direttrice Brand risponde estraendo dalla giacca un piccolo proiettore olografico, che trasmette tre immagini tridimensionali: due femmine ed un maschio Shi’ar
-Questi sono i Neramani, la famiglia reale Shi’ar. La primogenita Cal'syee, conosciuta anche come Deathbird, a cui è stato negato il trono dopo aver assassinato i genitori. Al suo esilio, dopo il quale ha anche combattuto diversi eroi sulla Terra, il trono è passato a D’Ken: un dittatore megalomane con mire espansionistiche, che in passato ha rapito diverse donne terrestri per includerle nel suo harem personale, che ha perso il trono ed è finito in coma dopo uno scontro con gli X-men. Infine Lilandra, attuale Majestrix o Imperatrice se preferite, alleata della Terra da molti anni.
-Se siamo alleati di questi Shi’ar, perché introdursi di soppiatto in una delle loro basi? – chiede il rappresentante degli Stati Uniti.
-Perché la base non appartiene alle forze leali a Lilandra, ma ad una fazione che ritiene Deathbird l’erede legittima. La maggior parte degli Shi’ar è fanaticamente fedele alla famiglia reale, ed in molti sarebbero disposti a seguirla nonostante il patricidio. L’unica cosa che per anni ha frenato la sua rivendicazione è la sua anomalia genetica, che l’ha dotata di ali funzionali che gli Shi’ar hanno perso da milioni di anni; qualcosa che gli Shi’ar trovano abominevole. Ma le cose sono cambiate: la stazione spaziale è una base medica, dove Deathbird si sta sottoponendo a trattamenti per annullare l’anomalia genetica.
-E la missione della sua squadre era di evitare che questo trattamento fosse portato a compimento, giusto? – chiede il rappresentante cinese.
-Nient’affatto. La missione era di salvare Deathbird a qualunque costo.
La mattina
precedente, stazione spaziale medica
L’allarme risuona in tutta la stazione, mentre centinaia di soldati Shi’ar caricano verso gli invasori.
I raggi laser rimbalzano sui corpi di Miss Marvel e Capitan Universo, che rispondono con pugni e scariche di energia per fermare l’esercito che sembra non finire mai.
Alle loro spalle, Deathbird fluttua priva di sensi all’interno di un contenitore semitrasparente: sono ben visibili le grandi piume che spuntano dalle braccia della donna.
-Questo è uno dei piani peggiori che io abbia mai sentito – commenta Miss Marvel, fermandosi solo per colpire un soldato – Deathbird ha cercato di uccidermi più di una volta, perché dovremmo cercare di salvarle la vita?
-Se Deathbird è la vera erede, questa Lilandra non dovrebbe sedere sul trono. Gli Shi’ar ci saranno grati per aver aiutato la loro vera sovrana.
-Anche se ha ucciso i suoi genitori ed è una pazza sanguinaria?
-Preferiresti far votare gli Shi’ar? Tipica presunzione americana che tutti quanti condividano la vostra visione delle cose.
-Già, avrei dovuto immaginare che discutere di democrazia con un latveriano non mi avrebbe portato da nessuna parte.
-Marvel, Capitano, il trasporto è pronto, avete due minuti per portare qui Deathbird – comanda una voce ricevuta via radio.
-Ricevuto – risponde immediatamente Capitan Universo, afferrando il contenitore e trasmutandone l’esterno in titanio.
-Bel trucco – si complimenta Miss Marvel, concentrando la propria energia in una scarica omnidirezionale così brillante da accecare tutti i soldati.
A diversi livelli di distanza, Légion si sta avvicinando di soppiatto alla stanza che ospita la memoria centrale della stazione. Oltre ai due tecnici c’è solamente una guardia di fronte all’ingresso; la priorità della sicurezza è salvare Deathbird, e questa non è considerata una sezione strategicamente importante.
Légion abbandona le memorie dell’agente segreto SHIELD che l’ha aiutata ad infiltrarsi senza farsi notare e passa rapidamente in rassegna le proprie conoscenze nel combattimento corpo-a-corpo. Nello specifico, le serve qualcuno che sia capace di mettere KO la guardia ed i due tecnici senza farsi vedere.
E’ un procedimento rapido ma mentalmente faticoso: la sua mente non è un computer e recuperare qualcosa di così specifico è una capacità che deve ancora padroneggiare completamente.
Attiva il piccolo generatore di campo di forza che è integrato nel suo costume, e nelle sue mani si materializza un bastone di energia. I due tecnici stanno dando le spalle all’ingresso: è il momento perfetto.
Légion entra nella stanza colpendo la guardia al volto con il bastone. Mentre lo Shi’ar è disorientato i due tecnici si voltano, allertati dal rumore: è sufficiente aumentare al massimo la luminosità del campo di forza per impedirgli di riconoscere l’aggressore.
Metà del bastone cambia forma per ottenere una lama, e con un singolo movimento fluido Légion taglia a metà il fucile laser della guardia mettendo fuori combattimento i due tecnici. Un pugno in faccia alla guardia completa l’azione.
“Perfetto, neanche Jaques ci sarebbe riuscito così bene. Un attimo, chi è Jaques? Non importa: la missione” pensa Légion, il cui cervello sta andando in fibrillazione per cercare i ricordi di qualcuno che sappia leggere lo Shi’ar.
“Ecco, ci siamo. Inizio download dati. Devo ricordarmi di dar da mangiare al cane. Ma ce l’ho un cane? Mi serve un esperto di informatica. Trovato; non conosce lo Shi’ar, devo combinare le due cose. Qualcuno sta tenendo d’occhio la porta? Download completato, con chi stai parlando? Ci siamo quasi. Devo ricordarmi di controllare se ho un cane. Quanto ci vuole ancora? Aspetta, hai già finito”
-Légion a Brand: programma caricato.
“Perfetto: entro dieci minuti l’intero database sarà cancellato e non ci saranno prove del nostro coinvolgimento. Sbaglio o qualcuno di noi ha lavorato su quel programma? Lasciamo perdere” è il flusso dei suoi pensieri.
Starlight fluttua nello spazio, in silenzio, osservando le astronavi circondare la stazione per difenderla da qualsiasi attacco. Ma Starlight non sta pensando alla missione, sta pensando a come sia finita in questa situazione.
Sembrano passati secoli da quando era la dottoressa Tania Belinsky, neurochirurga di fama mondiale. Il fuoco che ardeva dentro di lei, che l’ha fatta diventare il Guardiano Rosso e combattere al fianco dei Difensori, è stato avvelenato per troppo tempo dal potere della Presenza.
Se ora restasse qui, a milioni di anni-luce dalla Russia, nessuno sentirebbe la sua mancanza.
Qualcosa la distrae la donna dai propri pensieri oscuri: qualcosa sta per uscire dall’iperspazio.
-Starlight a Brand: la flotta sta arrivando – comunica via radio.
L’oggetto che appare di fronte alla flotta di Deathbird è dieci volte più grande di un’astronave Shi’ar, ed ha l’aspetto di una gigantesca semisfera metallica.
-E’ solo…è solo una nave. Brand, devo procedere con il diversivo?
-Negativo, Starlight, aspetta i miei ordini. Voglio vedere di che cosa è capace.
Attorno alla nave inizia a formarsi una proiezione tridimensionale, l’immagine alta chilometri di un uomo dallo sguardo di un pazzo la cui voce rimbomba in tutti i sistemi di comunicazione del settore.
-Inginocchiatevi al cospetto di D’Ken Neramani, Majestor del glorioso Impero Shi’ar! Ripudiate l’eretica Cal'syee, l’usurpatrice Lilandra e tutti i traditori dell’Impero, o non avrò alcuna pietà per voi.
All’interno della stazione spaziale, Miss Marvel approfitta della distrazione delle guardie per aprire le porte dell’hangar. La Direttrice Brand invece attiva le granate ultrasoniche che ha disposto in punti strategici, e gli Shi’ar cadono come mosche.
-Come fa D’Ken ad essere ancora vivo? Credevo fosse morto dopo aver combattuto gli X-Men! – si meraviglia Miss Marvel.
-Propaganda imperiale; era solo caduto in stato catatonico dopo essere entrato in contatto con il Cristallo M’Kraan – spiega la Brand.
-Starlight a Brand, le navi di Deathbird stanno facendo fuoco.
-Légion a Brand:
programma caricato.
-Capitan Universo a
Brand: la nave di Deathbird è al sicuro.
-Ottimo lavoro: tornate tutti alla nave ed andiamocene di qui – risponde la Brand, bloccata per un braccio da Miss Marvel.
-C’è qualche problema, Danvers?
-Non andiamo da nessuna parte finché non mi dirai cosa diavolo stiamo facendo qui! Hai detto dovevamo evitare un colpo di stato, ma cosa stiamo facendo in realtà? Stiamo aiutando D’Ken!?
-Non adesso, Danvers. Starlight, i motori della nave di Deathbird si accenderanno tra trenta secondi, pronta al diversivo. Tutti gli altri, diamoci una mossa!
Non tutte le navi fedeli a Deathbird hanno aperto il fuoco su D’Ken; attaccare un membro della Famiglia Reale è un pensiero che sfiorerebbe pochi Shi’ar.
Ma per seguire una pretendente al trono patricida bisogna pur ignorare qualche sacra regola, ed i seguaci di Deathbird le sono particolarmente fedeli. Prima cinque, poi dieci, poi cento astronavi fanno fuoco indiscriminatamente sul bersaglio.
Si tratta di una potenza di fuoco sufficiente a ridurre la superficie di un pianeta ad una distesa di ceneri fumanti, ma la nave di D’Ken non sembra esserne minimamente toccata grazie allo scudo energetico che la protegge.
Uno scudo che per le armi Shi’ar si è appena dimostrato completamente impenetrabile.
-Folli, avete segnato il vostro destino. Avete scelto la morte, e così sia – attesta implacabile l’ologramma del Majestor D’Ken, ed una tempesta di scariche elettriche inizia ad avvolgere la sua astronave.
Da una distanza di sicurezza, Starlight osserva la carneficina che si sviluppa con una precisione terrificante. Le scariche saltano da una nave all’altra, distruggendo tutto ciò che trovano lungo il proprio cammino.
Mentre tutto questo accade, Starlight scatena tutto il proprio potere in un’unica gigantesca scarica di radiazioni nel momento esatto in cui la nave di Deathbird accelera oltre la velocità della luce.
All’interno della stazione, Capitan Universo osserva la piccola stella che si è appena accesa al di là di una paratia trasparente.
Lui è un soldato e tutto ciò che gli è stato chiesto di fare è seguire gli ordini. Eppure è difficile non essere impressionati dagli eventi durante la propria prima missione nello spazio, non importa quanto sia sgradita la compagnia.
-Molnar, smettila di sognare ad occhi aperti e muoviti! – urla la Brand.
-D’Ken ha vinto la battaglia. Sparando solo un colpo, e senza incassarne nemmeno uno – si meraviglia il Capitano.
-Come sarebbe a dire? Deathbird aveva a disposizione centinaia di navi! – risponde Miss Marvel.
-Dannazione, speravo avessimo più tempo...peccato perdere la nave Z’Nox. Molnar, sei sicuro di poterci riportare tutti sulla Terra?
-Sono Capitan Universo.
-Aspetta un secondo, Brand, ci ritiriamo solo perché stanno per abbordare la stazione?
-Danvers, D’Ken pensa che Deathbird sia su questa stazione. Stiamo per saltare in aria.
Miss Marvel sta per rispondere, ma una luce proveniente dallo spazio la distrae. Non è il campo di radioattività che avvolge Starlight, solamente a pochi metri oltre la paratia: è la nave di D’Ken.
“Destino, fa che funzioni” prega Capitan Universo, chiudendo gli occhi e lasciando che il potere della misteriosa Forza Enigma lo guidi.
Lui non capisce come, né importa. Il suo corpo diventa una porta per un altro mondo, e la task force dello S.W.O.R.D svanisce.
Immediatamente dopo, il raggio della morte scagliato dalla nave di D’Ken riduce in atomi la stazione spaziale e tutti gli Shi’ar al suo interno.
Oggi
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
Il silenzio nella stanza sembra durare un’eternità. Nessuno dei rappresentanti sembra avere il coraggio di dire nulla, concluso il racconto della Direttrice Brand.
-Tutto qui? – chiede finalmente il rappresentante americano.
-Ha radunato pazzi, teste calde e traditori per salvare la vita di un’aliena ostile, perso l’unica nave extraterrestre in dotazione allo S.W.O.R.D e milioni di dollari in attrezzature, e questo dovrebbe dimostrare che dobbiamo aumentare il suo budget? – chiede incredulo il rappresentante russo.
-Sì – è la risposta della Direttrice Brand, che si alza in piedi per continuare il proprio discorso.
-Gli Shi’ar sono una delle tre superpotenze di quest’angolo di universo, e fino a pochi anni fa sembrava che fossero diventati l’unica superpotenza. Ma adesso l’Impero Skrull si sta ricostruendo e l’Impero Kree è ritornato ad essere indipendente. Le guerre con Caradia, la Covata, la Phalanx ed i Badoon non hanno fatto altro che erodere sempre di più l’egemonia Shi’ar. Lilandra è una sovrana popolare, ma il suo indice di gradimento precipita sempre di più; il fatto di aver avuto un umano come consorte e di non aver ancora messo al mondo un erede non la aiuta con i più conservatori. Secondo la legge Shi’ar il trono appartiene a D’Ken, non a Lilandra, e parecchi Shi’ar rimpiangono i giorni di gloria dell’Impero nonostante le sue tendenze dittatoriali. Capite a cosa stiamo assistendo?
-Una guerra civile Shi’ar per la successione al trono – risponde Nick Fury.
-Lo S.W.O.R.D. ha informatori in posizioni strategiche tra gli Shi’ar. La tecnologia di cui dispone D’Ken è un qualcosa che non hanno mai visto e contro cui non hanno difese; unito al supporto popolare su cui può facilmente contare, la posizione ufficiale dello S.W.O.R.D. è che D’Ken avrebbe preso il controllo della galassia Shi’ar in poche settimane.
-“Avrebbe”? – sottolinea il rappresentante cinese.
-E’ qui che entra in gioco Deathbird. Lei è stata esclusa dalla linea di successione da D’Ken quando era Majestor, ma non sono pochi gli Shi’ar a credere che come primogenita dovrebbe essere lei la vera Majestrix. Deathbird è sempre andata fiera della propria mutazione e deve avere in mente grandi piani per decidere di eliminarla pur di avere maggiore supporto popolare. Se avessimo lasciato che D’Ken la eliminasse, gli avremmo dato modo di concentrare tutte le proprie risorse in una guerra contro Lilandra; ora non solo lei è salva, ma sa che il fratello la vuole morta. Scatenando una guerra tra D’Ken e Deathbird, lo S.W.O.R.D. ha ritardato lo scoppio della guerra civile. E gli Shi’ar non sanno che siamo intervenuti.
-Tutto questo è molto interessante, Direttrice Brand, ma l’impatto economico… - interviene il rappresentante americano.
-La Galassia Shi’ar sta per andare in fiamme. Kree e Skrull non se ne staranno certo a guardare. Questa è una tempesta perfetta, una reazione a domino che può sfociare in una vera e propria guerra intergalattica. Centinaia di miliardi di morti, come minimo. Ora abbiamo ancora qualche possibilità di indirizzare la storia verso un’altra direzione, ma se decidiamo di isolarci dal resto dell’universo…saremo spazzati via.
Abigail Brand si risiede, versandosi un bicchiere d’acqua mentre i rappresentanti delle Nazioni Unite iniziano a parlare in modo confuso.
Non resta altro che aspettare il loro verdetto.
Galassia Shi’ar
I soldati che hanno abbordato l’astronave sospettano una trappola: non è stato possibile rintracciarne la provenienza e non c’è nessun equipaggio.
Le voci sul ritorno di D’Ken e sulla sua trionfante battaglia sono circolate in fretta, e molte truppe sussurrano già di volersi arrendere al giusto erede della casata dei Neramani. Di Deathbird non si è sentito nulla, in fondo.
Tutti questi pensieri si agitano nella mente dei tre soldati che fanno irruzione nella stiva della nave. Tutto ciò che contiene è un cilindro trasparente, all’interno del quale sta galleggiando una donna Shi’ar.
Due dei soldati si inginocchiano, mentre il terzo si avvicina alla donna. Anche lui l’ha riconosciuta.
Non può dire niente, però, perché la mano di Deathbird sfascia il vetro del contenitore per stringersi attorno alla gola del soldato. Gli altri due fedeli non alzano lo sguardo, nemmeno alle grida di dolore del proprio comandante.
-Rapporto – è il suo ordine.
-Majestrix Deathbird, la base è stata attaccate e distrutta. La vostra flotta è morta in battaglia – risponde il soldato, gli occhi ancora al pavimento.
-Alzatevi – ordina Deathbird.
Coperta solo dal mantello che ha strappato al cadavere del comandante, sta accarezzando le proprie braccia nude da cui non fuoriescono più piume.
-Portatemi dei vestiti ed un esercito. Devo decidere a quale fratello strappare per primo il cuore.
Palazzo delle Nazioni Unite
Abigail Brand sale sul tetto del palazzo. Il Sole sta tramontando, ma lei indossa ancora gli occhiali da sole verdi.
Si avvicina al cornicione, fermandosi per premere uno dei bottoni del tailleur: il tessuto dei suoi vestiti cambia rapidamente forma in qualcosa di meno elegante e più funzionale: la sua uniforme S.W.O.R.D.
-Potresti mandare in rovina il mercato della moda con un’invenzione simile – interviene una voce alle sue spalle.
-Danvers. Fury ti ha suggerito di non unirti allo S.W.O.R.D. perché sono troppo pericolosa, vero?
Se Miss Marvel è sorpresa dal fatto che la Brand sia a conoscenza dell’incontro segreto che si è svolto poco prima, non lo da a vedere.
-Sembrava anche innervosito dal fatto che le Nazioni Unite abbiano cambiato idea sulla dissoluzione dello S.W.O.R.D., anche se non aumenteranno il budget di un centesimo.
-E tu cosa pensi, Danvers? So che non approvi aver salvato la vita di Deathbird. E credimi, mi rendo perfettamente conto del fatto che tutte le persone che lei ucciderà d’ora in avanti…perché so per certo che ne saranno molte…saranno per sempre sulla mia coscienza. Ma l’universo è un posto complicato, e per salvare delle vite a volte sono necessarie scelte difficili.
-Avresti dovuto dirmelo.
-Lo so– risponde la Direttrice Brand, estraendo dalla tasca un mazzo di chiavi e premendo un pulsante.
Ora anche Miss Marvel può vedere la macchina volante e non più invisibile che aspetta la Brand.
-Tu capisci in che posizione mi trovo, Danvers, tu hai visto cosa c’è là fuori. La maggior parte della gente si aspetta che i super-eroi possano fermare qualsiasi invasione aliena, ma tu sai che non abbiamo alcuna possibilità di fermare questa guerra. Gli Shi’ar e dozzine di altri imperi pensano che la Terra non conti solo perché non abbiamo una flotta spaziale come le loro…che la forza sia davvero l’ultima ragione dei re. Se vuoi aiutarmi a dimostrare che hanno torto, cerca di starmi dietro.
Abigail Brand sale sulla macchina. Miss Marvel la osserva salire di quota.
-Accidenti a te, Brand. Detesto quando hai ragione – mormora, alzandosi in volo.
CONTINUA !